Come vuole la regola, anche quest’anno si ripropone il tormentone del rincaro delle vacanze. È vero o è il solito piangere su qualsiasi cosa?
È vero. Purtroppo è vero, come è vero il fatto che questo 2025 veda un allontanamento dalle nostre spiagge (ma non solo dalle spiagge…) dei nostri vacanzieri.
I motivi sono da ricercare proprio in quegli aumenti – in alcuni casi esagerati – che contraddistinguono principalmente gli hotels, gli stabilimenti balneari e la ristorazione, tre comparti che sono il cuore del sistema turistico italiano.
Ma proviamo a “dare i numeri”, cosa che – quando si parla di vacanze – è la cosa più facile… Tra giugno e settembre saranno oltre 36 milioni gli italiani che trascorreranno una vacanza e saranno 25,5 milioni di adulti e 10,6 milioni di minori; oltre il 30% di questi vacanzieri, farà - o ha già fatto, nel corso del 2025 – altri periodi di vacanza.
Spalmati sui mesi estivi, saranno circa 15,6 milioni a giugno, 16,2 milioni a luglio, 17,5 milioni ad agosto e poco meno di 5 milioni a settembre. La differenza tra i tre mesi più importanti non è più quindi tanto marcata come negli anni pre Covid. 9 italiani su 10 faranno le loro vacanze in Italia mente i restanti (1 su 10…) sceglieranno mete straniere (fonte Tecné).
Il giro d’affari che si prevede è di 41,3 miliardi di euro, che verranno spesi per il 29% in ristorazione (colazione, pranzo, cena), il 24% ai pernottamenti, il 21% alle spese di viaggio, l’11,3% allo shopping mentre il restante 15% circa sarà ad appannaggio di visite, escursioni, divertimento. Quasi il 30% (28,8%) dei vacanzieri soggiornerà in casa di amici o parenti mentre il 26% opterà per il tradizionale albergo. Seguono le case di proprietà (12%) e poi B&B, campeggi, affitti brevi, residence e villaggi turistici a spartirsi il restante 32% circa dei villeggianti.
Un dato importante: il 47% circa ha prenotato (o prenoterà) la sua vacanza direttamente rivolgendosi alla struttura o al suo sito web. E circa il 75% degli italiani hanno prenotato con un anticipo compreso tra i 60 e i 30 giorni.
Ci sarebbero molti altri dati da leggere e interpretare ma, tornando agli aumenti, si può dire che dal 2019 ad oggi, le vacanze hanno subìto un rincaro del 30% circa; considerando ininfluenti il 2020 e 2021, possiamo dire che questo 30% di maggior costo delle vacanze è stato spalmato sul 2023, 2024 e – in larga parte – proprio su questo 2025.
La parte del leone spetta agli hotel, aumentati di circa il 20% con punte anche maggiori in alcune regioni quali, ad esempio, Liguria e Sardegna; gli stabilimenti balneari costano, oggi, circa il 5% più dello scorso anno ma è una percentuale che può subire notevoli variazioni da regione a regione e, addirittura, da Comuni a Comuni seppure limitrofi, confinanti. Anche i trasporti hanno visto notevoli adeguamenti delle tariffe, così come la ristorazione che, in alcuni luoghi, ha visto aumenti sproporzionati.
Chiaramente le principali associazioni di categoria hanno da dire la loro.
Secondo Federalberghi la stagione estiva 2025 sarà comunque un successo di presenze tale da superare la già ottima stagione estiva dello scorso anno.
CNA Balneari difende la categoria ricordando che il lavoro di 3 o 4 mesi deve produrre un reddito capace di coprire l’intera annualità, inclusi gli investimenti che – anno dopo anno – i titolari devono effettuare per garantire quel servizio che oggi i clienti esigono.
Anche il settore dei trasporti vede una previsione buona nonostante i maggiori costi operativi.
Sulla maggiore incidenza dei costi generali concordano tutte le categorie: in primis i costi dell’energia che colpiscono tutti i comparti e, primi tra tutti, le strutture ricettive, ma anche il costo del personale, che ha superato anche le barriere contrattuali per il lavoro stagionale e che – nonostante ciò – si reperisce con enorme difficoltà.
Infine vediamo il fattore che più fa lievitare i costi: la domanda, che nonostante i rincari rimane decisamente elevata, sia da parte dei turisti stranieri che – strano a dirsi – degli italiani.
La lamentela per le vacanze italiane “d’oro” rimane comunque, anche se questa critica non si deve fare a tutti gli attori del turismo ma principalmente a quelli che hanno deciso di attuare un recupero delle perdite subite nel periodo del Covid con aumenti sproporzionati.
Siamo ormai alla seconda decade di agosto e i giochi sono fatti.
Per gli agenti di viaggio arriva, inesorabile, il momento di attuare degli accorgimenti che rendano ancora importante la loro presenza in un mercato dominato o, perlomeno, guidato dal web e dalle piattaforme digitali: sono anni difficili che richiedono una enorme attenzione fatta di mille particolari.
Noi, comunque, siamo in prima linea con voi.