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Prendiamo posizione su quanto affermato dal Codacons, circa i rimborsi dovuti ai viaggiatori, per i pacchetti turistici verso la Cina, annullati a causa dell’emergenza Coronavirus.

Premettiamo innanzitutto che, a prescindere dalla giurisprudenza citata dal Codacons, è lo stesso Codice del Turismo, all’art. 41, comma quarto, che stabilisce che “In caso di circostanze inevitabili e straordinarie verificatesi nel luogo di destinazione o nelle sue immediate vicinanze e che hanno un'incidenza sostanziale sull'esecuzione del pacchetto o sul trasporto di passeggeri verso la destinazione, il viaggiatore ha diritto di recedere dal contratto, prima dell'inizio del pacchetto, senza corrispondere spese di recesso, ed al rimborso integrale dei pagamenti effettuati per il pacchetto, ma non ha diritto a un indennizzo supplementare”.

Nessun problema, quindi, circa il fatto che gli organizzatori debbano rimborsare ai viaggiatori, alla luce della situazione presente in Cina e della necessità di cancellare le partenze, le somme già versate per l’acquisto del pacchetto.

Non ci risulta, ad oggi, che ci siano agenzie di viaggio o tour operator che stiano negando rimborsi o riprotezioni.

Non si comprende quindi il tono del comunicato diramato dal Codacons che, evidentemente per cavalcare un’onda mediatica e tentare di agganciare nuovi abbonati a suon di fake news, sostiene che ci sarebbero agenzie di viaggi e T.O. che rifiuterebbero tali rimborsi.

Chiediamo al Codacons che faccia immediatamente i nomi di agenzie e operatori turistici che sarebbero coinvolti in questo comportamento contrario alla legge, perché è anche interesse dell’AIAV perseguire chi si comporta in maniera scorretta verso i consumatori, screditando l’intera categoria.

Al contrario, sarà AIAV a prendere gli opportuni provvedimenti contro il Codacons, che sta, senza motivo, diffamando la categoria delle agenzie di viaggi.

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