Credo siano ben pochi gli agenti di viaggio che, dimostrando abnegazione e pazienza, abbiano affrontato la lettura del “Piano Strategico per lo Sviluppo del Turismo in Italia” elaborato da The Boston Consulting Group su richiesta del Ministro per il Turismo Piero Gnudi.

Ed è un peccato, perché la lettura delle circa novanta pagine rappresentanti le 61 azioni che il Governo (quando mai l’avremo…) dovrà compiere per ridare slancio al turismo, hanno una particolarità che balza immediatamente agli occhi: non contemplano le agenzie di viaggio.

Che il turismo, per qualsiasi governo, sia inteso come un sistema composito di settori e attività capaci di attrarre visitatori di altri paesi era risaputo, ma mai come in questo prospetto – peraltro l’unico documento degno di nota e interesse prodotto dal mondo della politica  - è evidente la totale assenza d’interesse (forse giustificato…) nei confronti della categoria agenziale. In pratica, nell’ottica di una visione futura ma quanto mai prossima, la distribuzione turistica tradizionale pare non possedere l’appeal necessario a mantenere la fedeltà del proprio cliente, né la possibilità di sopravvivere al desiderio di disintermediazione da questo manifestata con la sempre più elevata attenzione all’online.

In effetti è difficile dar torto all’equipe del Boston CG: le agenzie di viaggio italiane – e lo stesso dicasi per i tour operator – rimangono fortemente arroccati ad un outgoing che, per contro, dimostra una sempre maggior sofferenza e insofferenza, e se la prima è una sofferenza dettata dalla bassa possibilità di spesa dell’italiano, la seconda nasce invece da lontano e da un’infinità di motivi che vanno a comprendere la diffidenza verso un sistema incapace di proteggere e proteggersi da comportamenti illeciti, un pricing sempre meno chiaro e meno trasparente, un’offerta statica, vecchia e priva di flessibilità, una ormai comprovata inadeguatezza dell’agente di viaggio medio rispetto alla preparazione del cliente medio. Ma di motivi ce ne sarebbero da elencare a decine senza far torto a nessuno…

Il risultato, comunque, è evidente: anche agli occhi della politica – quando la politica si mette d’impegno per rinnovare ed innovare – le agenzie di viaggio così come attualmente concepite rappresentano l’inutile.

Discorso diverso per l’incoming, verso il quale si guarda con occhio attento e con progettualità: dalle reti d’impresa alla costituzione di un laboratorio di e-tourism, dalla creazione di una “Fabbrica dei Prodotti” (ovviamente turistici…) alla sottoscrizione di accordi con operatori globali e vettori internazionali, anche con incentivi legati ad obiettivi, dallo sviluppo di “app” per smartphone e tablet destinate a turisti stranieri fino a giungere alla realizzazione di un grande operatore incoming online, capace di andare a “stanare” il turista su geografia BRIC, ma non solo.

La deadline dell’agenzia di viaggio tradizionale pare quindi sempre più vicina ed è inevitabile che il biennio 2013-2014 produrrà enormi cambiamenti nella distribuzione e nell’organizzazione turistica italiana. I primi a farne le spese saranno quelli, di entrambi gli schieramenti, che non avranno saputo crearsi una specializzazione sostenuta da un’adeguata formazione, quelli che riterranno di aver risolto il confronto con la tecnologia creandosi un sito web, quelli che non avranno ridisegnato le proprie aziende adeguandole al sentiment del consumatore.

Insieme a questi cadranno quelli che non avranno potuto – o saputo – capitalizzare adeguatamente le proprie aziende, né gestirle con l’attenzione che il particolare momento richiede. E’ una sorta di selezione naturale dei tempi moderni, dove, proprio come in natura, chi non si adatta al mutamento dei tempi e delle situazioni, perisce. Ma stiamo tranquilli… Non ci sarà sofferenza: nessuno si accorgerà della nostra scomparsa.    

 Fabio Gallo per AUTOTUTELA