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IL GIOCO DEL MONOPOLI

250px-German_Monopoly_board_in_the_middle_of_a_gameDa bambini tutti abbiamo giocato al Monopoli, un gioco bellissimo con i dadi e tanti bei soldi fruscianti; i pomeriggi piovosi passavano allegramente e si finiva il tutto con una fettona di pane e zucchero a testa. Una delle cose che mi sono rimaste impresse era la carta degli imprevisti, che recitava “Hai pescato un imprevisto. Torni al via senza passare da Vicolo Corto”, quest’ultima una proprietà di grande valore.

E da adulti? Un adulto non può cimentarsi nell’imprenditoria, fenomeno che coinvolge soldi veri, risorse umane e la vita vera di decine o centinaia o migliaia di famiglie, come se stesse ancora giocando con i soldi del Monopoli, o prendere importanti decisioni commerciali come se stesse pescando dal mazzo, e se becchi la carta degli imprevisti ti fai due risate e tiri nuovamente i dadi.

Purtroppo però è quello che accade abbastanza frequentemente nell’imprenditoria italiana, ed ancor di più nei comparti di trasporti e turismo, strettamente legati tra loro da un delicatissimo cordone ombelicale.

Troppa prosopopea e troppo poca imprenditoria, troppe manie di grandezza mentre si affoga nei debiti, troppi piani industriali bislacchi sostenuti da soldi di cartone e, soprattutto, tanta, tanta arroganza come il bambino che era sempre in testa nel gioco del Monopoli. E alla fine della festa, qui, non c’è più la fettona di pane e zucchero per tutti, ci sono solo guai, per tutti.

Ciò che dobbiamo comprendere oggi, noi che siamo dentro la trincea della distribuzione, è che i modelli economici degli anni ’90 non sono più sostenibili, e che i guadagni sono strettamente commisurati ai volumi di vendita. Non basta vendere ciò che capita, bisogna avere partner forti in grado di sostenerti sempre, sostenendoli a propria volta.

Ciò invece che devono capire, comprendere, percepire e metabolizzare le grandi aziende fornitrici di servizi, è che senza una distribuzione forte, da affiliare, aggregare e far radicare, non si va da nessuna parte, perché vendere è già faticoso di suo, e se lo devi fare in assoluta solitudine il compito è molto più oneroso, e il rischio è spesso insostenibile.

Niente di complicatissimo, semplice e comune buonsenso.

E se in tutto questo bailamme, tu, grande azienda italiana, ti sei anche inimicata una parte importante della distribuzione, quella professionale, che invece ti poteva aiutare e sostenere nei momenti bui, fornendoti quel cash-flow che magari poteva alleviare un tantino il peso dei tuoi guai, cosa dirti? Che chi è causa dei suoi mali pianga se stesso? Sarebbe bello se non ci fossero lavoratori e famiglie con mutui da pagare e scarpe per i bimbi da comprare.

Per favore... Basta dirigere le aziende come se fosse ancora il gioco del Monopoli!

Dario Nicola Scuto

 

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