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PALACOSTA SAVONA. DOMENICA ORE 07:00…

Oggi qualcosa su Costa Concordia la diciamo anche noi. Non parleremo di rotte sbagliate, di fondali tracciati o meno, di scialuppe o di personale di lingua straniera. E nemmeno parleremo dei morti e dei feriti che, almeno loro, non meritano di essere chiamati in causa nelle cose banali dei vivi e dei sani. Parleremo di ciò che abbiamo visto ieri mattina a Savona. E anche di altro…     COSTA CROCIERE - Comunicato Stampa n. 1    COSTA CROCIERE Comunicato Stampa n. 2

Domenica mattina. PalaCosta di Savona. Già dalle sette del mattino cominciano a giungere pullman provenienti da Santo Stefano carichi di volti stanchi e tirati, volti di chi sta facendo i conti con la sorte alla quale sta accreditando la propria vita.  Sono silenziosi, non strillano né imprecano. Si dirigono ai banchi allestiti per dar loro tutto l’aiuto che la macchina dell’assistenza e della solidarietà è riuscita a predisporre.

Abbigliamento di lana, calze, pantofole, coperte. E poi cibo e bevande. Lo squadrone di persone che normalmente lavora al grande Palacrociere è totalmente presente; a dargli rinforzo c’è altro personale della Compagnia che, giunto da diverse città del nord, aiuta, rifocilla, suggerisce, assiste.

C’è il responsabile commerciale di un’area del nord-ovest con gli occhi un po’ lucidi che, insieme alla Protezione Civile e alla Croce Rossa, distribuisce di tutto, accoglie i pullman – ne arriveranno circa una trentina, con a bordo un totale di circa 1.500 naufraghi – e guida le colonne verso i banchi dove la Polizia ha allestito 5 postazioni presso le quali si provvede a fornire nuovi documenti utili alla circolazione stradale e all’identificazione.  Il responsabile network fa la stessa cosa.  Da un centro commerciale – pare la Coop di Savona – giunge pane appena sfornato, ancora caldo. I panettieri sono stati richiamati al lavoro non appena si è capito che ci sarebbe stato bisogno di loro.

In tutto l’edificio si possono notare medici, psicologi e assistenti spirituali impegnati a sostenere il fisico, ma soprattutto la mente, di questi malcapitati che, nel volgere di un’ora o poco più, sono stati scarrozzati nel più orrendo ottovolante psicologico che si possa immaginare.

Eppure non urlano, non inveiscono, non gettano colpe addosso a nessuno, anzi… Ringraziano.  E quando parlano delle persone di Costa Crociere che sulla Concordia hanno collaborato per ridurre al massimo le perdite di vite, ne parlano con gratitudine e senza alcun livore. Non ci sono accuse, non ci sono colpe tirate sul capo dell’uno o dell’altro, e la compostezza alla quale si assiste fa da contraltare alle accuse che, nel frattempo, qualche giornalista alla fine della carriera – mai conosciuta prima e che verrà certamente dimenticata tra pochi giorni – sputa addosso alla Costa perché “lei c’era…”.

Lei c’era e ha visto bene “…i tavoli del ristorante che rotolavano addosso ai crocieristi nel momento dell’impatto e anche dopo, quando la nave si è inclinata…” ma non solo: ha anche visto che “… i giubbotti salvagente non funzionavano, perché ad alcuni di questi non si accendeva la luce intermittente…”.  A questa persona – ignobile e bugiarda – vogliamo ricordare che i tavoli dei ristoranti delle navi non rotolano, né si muovono in quanto sono fissati al pavimento, e che il lavoro che ci si aspetta faccia un giubbotto salvagente è di tenere a galla, e pazienza se – almeno in questo caso – la luce non si accende.

Questo è ciò che abbiamo visto. Il resto ce lo racconta la stampa qualificata e ce lo racconteranno le cronache giudiziarie. Noi possiamo solo invitarvi – agenti di viaggio e appassionati di crociere – a stringervi intorno alla compagnia che è sicuramente uno dei vanti della marineria mondiale, e che non merita di passare attraverso il calvario che è appena iniziato per colpa dell’errore di uno solo.

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