Cento anni fa nasceva a Larvik, in Norvegia, Thor Heyerdahl, antropologo, archeologo, scrittore e regista. Fu lui, nel 1947, in compagnia di altri cinque uomini di equipaggio, ad attraversare l’Oceano Pacifico dal Sud America alle Isole della Polinesia a bordo di un incrocio tra una zattera ed un battello in legno di balsa costruito come raccontato dalle cronache dei conquistadores spagnoli.
La traversata durò 101 giorni, e termino con lo schianto dell’imbarcazione sulla barriera corallina dell’isola di Raroia, nell’arcipelago delle Tuamotu. Da quell’impresa scaturirono alcuni libri, un film-documentario che si aggiudicò l’Oscar nel 1952 ed una fortunata serie televisiva che, in alcuni paesi, continua ad essere televisivamente proposta con successo.
L’imbarcazione – il Kon Tiki – fu costruita appunto utilizzando legno di balsa peruviano e seguendo i disegni di epoche passate: 9 tronchi principali della lunghezza di circa 15 metri legati con robuste funi di canapa ad altri tronchi posti di traverso fino a realizzare una struttura sufficientemente robusta. Un albero in fusti mangrovia a forma di “A” alto circa 8 metri e una protezione a prua per riposare, delle dimensioni di metri 4x2. Per timone, infine, una sorta di grande “remo” a poppa, con funzioni di spinta e di impressione della direzione. Tutto qui, tutto assai rudimentale e preistorico al punto tale da rendere così difficile la navigazione che al Kon Tiki fu impossibile prender terra su alcune isole per le difficoltà di governare il timone, e infine ad evitare la barriera corallina che ne causò il naufragio, fortunatamente senza vittime.
Sei uomini, un po’ di legno e corda di canapa, rifornimenti giusto per non morire di fame e una grande voglia di scoprire il mondo, la gente, la storia dei popoli di ieri per capire quelli di oggi. Ma… va bene il ripercorrere la storia secondo gli antichi usi, ma la spedizione di Thor Heyerdahl portò con se tre radio-trasmittenti americane a tenuta stagna ed un trasmettitore d’emergenza tedesco, un Mark V. Non si sa mai…
Abbiamo voluto scrivere di Thor Heyerdahl un po’ perché ci pare giusto ricordare chi ha compiuto imprese per puro amore di avventura, di scoperta e di arricchimento personale (non diventò mai ricco, e continuò i suoi studi fino al momento della morte) e un po’ perché ci pare di vedere, in questa impresa, quella seppur certo non eroica, ma non priva di spirito di abnegazione, di molti agenti di viaggio; due scrivanie, un porta cataloghi, un PC e un sito web (magari scarsamente aggiornato) accompagnato da una pagina “social” che FB potrebbe cancellare da domattina… Un po’ poco per navigare nell’oceano agitato del turismo battuto dai venti furiosi dei colossi tecnologici e dalle onde gigantesche dell’abusivismo, della mancanza di sistema tra “partner” e dall’inettitudine dei governi e dei politici.
Eppure gli agenti di viaggio vanno avanti, tra difficoltà strutturali ed economiche, tra il disinteresse di molti e la simpatia di pochi, vanno avanti… Bravi, non abbiate timore del vento o del mare grosso e continuate a navigare col vostro Kon Tiki forse rudimentale e certamente minimale rispetto alle necessità, ben sapendo che – comunque vada – avrete compiuto un pezzo del vostro destino.
L.C.