6 agosto. L’Italia è ufficialmente in vacanza. Le città sono appena un po’ più vuote del normale, sulle autostrade si è consumato il primo esodo in maniera alquanto soft, gli albergatori guardano alle camere vuote sperando in qualche ritardatario, il tutto mentre tour operator e agenti di viaggio tirano le prime somme. Che non sono soddisfacenti, anzi…
Nessuno, a meno che non voglia ricalcare le orme del celebre burattino collodiano, può dirsi soddisfatto, né tantomeno sereno: il segno meno precede tutte le colonne di vendita, e se per alcuni il meno è posto davanti ad un rosso ragionevole, per altri anticipa numeri da paura. Quest’anno i viaggiatori ed i turisti italiani hanno davvero lanciato un segnale che sarebbe sciocco ignorare: il nostro sistema non piace più.
Non piacciono più i cataloghi pieni zeppi di prezzi fasulli, non piacciono più i tour operator che da una parte lanciano prezzi “esca” e dall’altra inventano supplementi e balzelli degni dei più celebrati truffatori, non piacciono più i “pacchetti” da 7 o 14 notti, visto e considerato che l’italiano medio vive ormai alla giornata, e non alla settimana.
Non piace più l’acquisto della vacanza in Italia – mare, monti o città d’arte – attraverso i canali tradizionali: perché acquistare in agenzia, dal catalogo di un T.O., quando non c’è albergo che non sconti ben oltre le commissioni? E neppure piacciono più i viaggi in autopullman verso le capitali europee o i luoghi di preghiera, un tempo cavallo di battaglia di grandi organizzazioni ed oggi gestiti in maniera semi-industriale da abusivi accorti e amichevoli.
Quest’anno il traffico turistico mediato on-line cresce del 22% rispetto al 2011, e non parliamo più solo di voli low-cost o di qualche pernottamento, ma – piuttosto – di pacchetti e tour, di vacanze alle Maldive o itinerari culturali nella vecchia Europa, di benessere ayurvedico in India o di coast to coast negli U.S.A..
Molti operatori parlano di “grande difficoltà” nel riempire, omettendo di precisare che le loro disponibilità erano state già drasticamente ridotte rispetto all’anno precedente; altri sono arrivati al traguardo estivo solo grazie ad ardite manovre di acquisizioni operate, perlopiù e dietro le quinte, da compagnie charter, anch’esse necessitanti di uno zoccolo duro capace di acquistare e rivendere i propri sedili. Per le agenzie di viaggio, per molte di loro, la stagione estiva chiude con un calo che potrà difficilmente essere recuperato nei prossimi quattro mesi, e con prospettive che tendono certo più al nero che al grigio.
Forse è arrivato il momento di voltare pagina. Forse il nostro è un lavoro da reinventare partendo dall’eliminazione di un mucchio di partner, primi tra tutti gli operatori del mare Italia: inutili. In secondo luogo si dovrebbe pensare ad un turismo sulle destinazioni intercontinentali – il tailor made – da non regalare più ai classici T.O. da manuale, quelli, per intenderci, che ricaricano il classico 35% sul costing: le agenzie dovrebbero pensare a creare gruppi INDIPENDENTI capaci di organizzare in proprio una serie di operatività, magari con criteri cooperativistici e senza lasciare la palla ad altri...
Infine è forse arrivato il momento di riprendere il controllo della situazione: i tour operator sono l’anello debole della catena. Sono i soggetti più a rischio, quelli costretti a marginalizzare grazie a trucchi e non grazie a politiche più aderenti alle esigenze ed alle aspettative dei viaggiatori. Proviamo, dove possibile, a farne a meno: si può. Le agenzie di viaggio devono creare alternativa, e presentarsi al cliente rappresentando veramente differenza, conoscenza, consulenza e opportunità: il web non può essere considerato il concorrente ma l’alleato, e il cliente dev’essere riconquistato, a tutti i costi. In caso contrario, sarà dura.