Caro signor Tod’s, devo innanzitutto dirle che, quando ho saputo della sua intenzione di sostenere le spese di restauro del Colosseo mi sono detto: “Ohibò, probabilmente il fatto di fabbricare scarpe tanto comode e belle ha fatto si che il cervello gli precipitasse nei piedi…”.  Poi, però, l’ottimismo ha preso il sopravvento sulla mia consueta diffidenza e ho pensato che forse era il segnale giusto, quello che il turismo italiano aspettava per guardare al domani con una briciola di ottimismo in più. Evviva!

 

Se nell’importanza del turismo ci crede Diego Della Valle, che è un imprenditore attento e abile, allora ci possono credere tutti, e la possibilità di tornare a curare, tutelare e valorizzare i tesori monumentali e artistici che rendono importante l’Italia non è più così lontana da sembrare un miraggio.  Infatti, investire 25 milioni di euro – che, soprattutto oggi, non sono certo briciole – per restaurare il monumento storico più famoso al mondo, un monumento che, va detto, sta letteralmente cadendo a pezzi (è stato inaugurato nell’80 d.C., quindi qualche “crepa” è giustificata…), è un impegno gravoso per chiunque, anche per uno che firma scarpe e capi d’abbigliamento calzate e indossati dai Vip di tutto il mondo e che, tra le altre cose, ha deciso di mettersi in concorrenza con Trenitalia mettendo su rotaia quell’Italo che, già con le sole fotografie, ha fatto venire un travaso di bile a Moretti.

Si può fare. L’aveva detto Obama, l’ho pensato anch’io. Si può fare. Si può dire al mondo che l’Italia non è solo barzellette e benzina carissima, immondizia e malapolitica; si può dire che, se si salva il Colosseo, allora c’è speranza anche per Pompei e per gli altri 23 siti storici, naturali e architettonici che sono parte di quei 45 siti italiani considerati Patrimonio Mondiale dall’Unesco perché altri imprenditori, magari stranieri, potrebbero accettare la sfida, impegnativa ma entusiasmante, della cultura del mondo intero da salvare. Si può fare.

Si può fare perché, a quanto pare, qualcuno crede ancora che investire su ciò che è Italia per portarne a casa un ritorno in termini d’immagine sia vantaggioso, e quindi, in un prossimo futuro, potremmo riuscire ad affidare il salvataggio della Valle dei Templi agrigentina ad un colosso dell’informatica, o la messa in sicurezza dei Sassi di Matera a qualche importante gruppo bancario di un paese emergente. In cambio si potrà concedere loro di godere della giusta gloria che i salvatori di ciò che è patrimonio – importantissimo – di tutti meritano. Si può fare, e quindi si farà.

Ma per un Obama che dice “Si può fare”, c’è sempre qualcuno capace di ribattere “Ma anche no!”. E così hanno fatto prima il Codacons, poi la UIL, fino a chiamare in causa l’Antitrust e il TAR del Lazio. Motivo? Richiesta economica troppo bassa e scarsa apertura e disponibilità verso altri potenziali interessati. Quali non si sa, anche perché non ci pare di aver mai visto code di investitori e sponsor meritevoli di transenne e servizio d’ordine…

Ed ecco che ci risvegliamo dal sogno, ci risvegliamo nella nostra solita italietta con la “i” minuscola nella quale convivono sprechi e connivenze dubbie, ruberie e menefreghismo, escort e yacht di amici; dove possono crollare i monumenti ma non certo le posizioni di potere gestite da una manica di coglioni ignoranti e ladri e dove criticare è giusto, perché è democratico, ma dove le critiche non portano mai a nulla.

Caro signor Tod’s, mi dia retta: ritiri la sua offerta, conservi i suoi 25 milioni di euro e li investa da altre parti dove l’ignoranza e la prosopopea non siano gli elementi dominanti, lasci che sia lo “stato” a grattarsi le proprie rogne. Nel nostro Paese, possedere denaro è considerato un reato anche quando questo denaro viene messo a disposizione per importanti realizzazioni o, addirittura, per recuperare ciò che potrebbe aiutare un intero settore a risollevare la testa. Si, perché oggi – in un momento in cui non c’è italiano che non auspichi l'arrivo di un segnale positivo – il poter salvare in fretta e bene un monumento pari al Colosseo sarebbe un segnale importante, un segnale capace di dar la sveglia e di far pensare che domani sarà meglio perché saremo meglio noi.

E se è vero che si può fare, ma anche no, aspettiamo che a creare la cordata “giusta” di sponsor siano – magari – l’ex ministro Scajola, o il ministro per la funzione pubblica Patroni Griffi, che avendo le abitazioni (caso strano pagate poco o niente…) che affacciano sul Colosseo, e che forse preferiscono la vista dell’antico circo ad un parcheggio o ad un centro commerciale, sapranno trovare imprenditori capaci di aprire il portafoglio senza nulla ottenere in cambio. Esattamente come noi italiani, che il portafoglio lo teniamo ormai perennemente aperto pur sapendo che il nostro Paese non ci restituirà mai nulla.

Il Grillo S..parlante by Autotutela