A dicembre 2009 si è spento Carlo Pirrò. La famiglia ha mantenuto il riserbo sulla notizia e, solo per caso, cercandolo telefonicamente, l’ho saputo dalla figlia. A chi si stesse chiedendo chi era Carlo Pirrò rispondo che, professionalmente, era stato un importante manager della I.A.T.A. per lungo tempo, fino alla pensione. Ma Carlo Pirrò non era solo quello.
La mia conoscenza con lui risale al 1995, quando ci fronteggiammo avversari in Tribunale: lui a sostenere la I.A.T.A., io a difendere un’agenzia di viaggio. La causa durò alcuni anni nel corso dei quali ci guardammo sempre in cagnesco, senza mai scambiarci neppure una sola parola.
La I.A.T.A. perse la causa, nonostante l’impegno che Carlo ci mise nel sostenere e nel perorare la sua causa. Dopo la sentenza, nel corridoio, la sua mano mi batté sulla spalla e lui, col suo sorriso sornione, mi disse: “Beh… Noi ci abbiamo provato ma la ragione era sua!”. Lo ringraziai e lo salutai, mai più pensando che avrebbe potuto nascere un rapporto basato sulla reciproca stima e fiducia e sulla simpatia, sempre comunque presente in ogni suo modo di fare.
Ci rincontrammo alcuni anni dopo: lui aveva lasciato la I.A.T.A. e si era dedicato totalmente allo sviluppo di un sistema di pagamento alternativo al BSP che lui stesso, ex uomo di punta dell'associazione dei vettori aerei, definiva costoso, macchinoso ed estremamente vessatorio per gli AdV.
Il suo sogno era di poter condurre le compagnie aeree alla condivisione di un sistema - che denominò ASP - garante degli incassi, di minor costo per tutte le parti in causa e meno “ossessivo” per gli agenti: un sistema validissimo e corretto che, forse proprio per questo, non trovò mai il meritato spazio nel business del trasporto aereo.
Nel corso del tempo ebbi modo molte volte di ricorrere ai suoi suggerimenti per sostenere le necessità di diverse agenzie colpite da provvedimenti ingiusti, e in quei frangenti scoprii un tecnico di incredibile spessore molto disponibile ad aiutare il prossimo senza secondi fini, per il solo piacere di farlo.
Anche dopo che la malattia l’ebbe colpito – il primo segnale giunse inatteso poco più di due anni fa, nel corso di un’edizione di No Frills in cui era invitato da Autotutela quale relatore – il suo spirito da “romanaccio” non venne mai a mancare: la battuta pronta e quell’atteggiamento “guascone” di chi sa prendere e prendersi in giro non mancarono mai. Nel corso delle ultime telefonate, verso la prima metà del 2009, parlò sempre poco del suo male, preferendo parlare di ciò che avremo fatto in futuro. Perché, per Carlo Pirrò, il futuro c’era sempre.
Mi è dispiaciuto molto aver saputo della sua morte così in ritardo e l’unica cosa che oggi posso fare è ricordarlo, a me e a chi l’ha conosciuto. Ciao Carlo.