Può, il mercato, fare a meno dell’Egitto?
Ieri, 1° marzo, un attentato ad Assuan che ha visto due morti e alcuni feriti. Oggi, a distanza di 24 ore, un secondo attentato scuote il suolo egiziano con un ordigno esplosivo posto sotto una vettura parcheggiata davanti al Palazzo della Magistratura de Il Cairo, in piena capitale, causando diversi feriti.
C’era da aspettarselo? Forse si… La coraggiosa reazione militare egiziana di fronte alle atrocità commesse dall’ISIS non è sicuramente risultata gradita alle forze del califfato, che – qualora la responsabilità fosse da attribuire a loro – rispondono seminando nuovo terrore, come promesso. Se, invece, gli attentati non fossero farina del sacco dell’ISIS, la situazione sarebbe ancora più preoccupante, in quanto vorrebbe dire che i moti della rivolta egiziana non sono per nulla sopiti.
Un Paese martoriato che non meriterebbe altri lutti e altri problemi, un Paese che ha aperto le sue braccia al turismo mondiale da molti decenni, e che oggi rischia di veder vanificati sforzi, investimenti, futuro.
E – seppure in chiave diversa – sul futuro del turismo in Egitto dobbiamo interrogarci anche noi agenti di viaggio, quotidianamente alle prese con la necessità abbinata alla paura di vendere un resort sul Mar Rosso o – sempre più raramente – una crociera sul Nilo: possiamo immaginare un futuro, anche solo fatto di mesi o di anni, senza la presenza dell’Egitto nel panel dei Paesi turisticamente vendibili?
E’ vero che ci sono stati episodi terroristici in Francia, in Belgio e in altre parti del mondo, come è vero che anche l’Italia è sotto mira del terrorismo islamico, ma un conto è subire la minaccia di attentati in casa nostra, dalla quale non possiamo “uscire”, altro conto è recarsi in Paesi che sono a rischio ben più dei nostri.
Resta il fatto che siamo a marzo, alle porte della stagione estiva, e il problema Egitto torna prepotentemente a bussare… Cosa rispondiamo?