La recente vicenda occorsa all’ATR72 di Carpatair / Alitalia in fase di atterraggio su Fiumicino, con l’uscita di pista ed il ferimento di diversi passeggeri, ha riaperto le polemiche sull’intera situazione del vettore di “bandiera” italiano nuovamente in gravissime difficoltà economiche e, inoltre, accusato da più parti di perseguire una politica anti sindacale e anti economica per il nostro paese.

Il bilancio dell’incidente si è attestato sui 16 feriti di cui 2 parecchio gravi. Un aspetto che ancora non si conosceva di questa brutta storia è che lo stesso aeromobile – noleggiato con intero equipaggio da Alitalia a Carpatair con la formula del WetLease – aveva già rischiato un incidente nel volo di andata Roma-Pisa del mattino in quanto il pilota, romeno, avrebbe forse mal interpretato i comandi provenienti dalla torre di controllo, errore che l’ha costretto ad un brusco arresto in pista per evitare la collisione con un altro velivolo.

Comunque sia, l’incidente – e la vicinanza delle prossime elezioni politiche – fanno tornare d’attualità tutto quanto circonda Alitalia, già salvata dal governo Berlusconi con l’utilizzo di denaro pubblico (il “salvataggio” dell’italianità pesa per circa 4.000.000.000 di euro su tutti i contribuenti italiani) e con l’adozione di ammortizzatori sociali “speciali” per buona parte dei dipendenti (vi sono circa 500 piloti in cassa integrazione, e la previsione è che la stessa venga mantenuta per sette anni…). Proprio quest’ultimo aspetto ha ovviamente creato agitazione nei sindacati: perché affittare macchine ed equipaggi da Carpatair (della quale tutto si può dire ma non che disponga dei medesimi standard di sicurezza e controlli di Alitalia) anziché utilizzare personale AZ in cassa?

Il D.O. di Alitalia, Giancarlo Schisano, ha giustificato la decisione definendo più conveniente affittare aerei e personale piuttosto che impiegare risorse interne, e ha aggiunto che il contratto con Carpatair – sospeso momentaneamente per le rotte Roma-Pisa e Roma-Bologna – manterrà la regolare operatività per i voli da e per l’Italia, ovvero da Roma, Firenze, Milano e Venezia per Chisinau e Timisoara, e viceversa.

Sul piede di guerra le AssoConsumo che rivendicano il diritto del consumatore a conoscere il vettore col quale il volo acquistato verrà operato, pretesa peraltro giusta e in linea con quanto stabilito dalle convenzioni internazionali in materia di trasporto aereo: la pratica del “code-sharing” consente infatti alle compagnie aeree di utilizzare il proprio marchio anche su tratte operate con aeromobili di altre compagnie, in genere di secondo livello.

Questo non piace proprio, in quanto il passeggero che desidera volare Alitalia, e prenota e paga il vettore nazionale, non vuole trovarsi a bordo di una aeromobile Carpatair “camuffato” – finché fa comodo – con la livrea della compagnia di bandiera. Di questo avviso è anche l’avvocato Camillo Il Grande, esperto di diritto della navigazione aerea e del trasporto: “E' inconcepibile come il vettore italiano - che sbandiera a piè sospinto, sopratutto quando gli si contesta di essere in crisi, di aver avviato un piano di investimenti per il futuro - non abbia messo in pratica quelle regole, oggi norme giuridiche europee, poste a tutela dei consumatori e previste sin dal momento della stipula del contratto di trasporto. Voglio ricordare che, in esse, la compagnia aerea si impegna ad osservare le norme ed in particolare quella di indicare, sin dal momento della prenotazione e della emissione del biglietto aereo, proprio la denominazione dell'operatore aereo che in effetti e concretamente andrà a prestare il servizio di trasporto. Però una volta emesso il titolo di viaggio chi tra i passeggeri ha avuto mai qualche comunicazione relativamente alla modifica dell'operatore aereo?" 

Inutile quindi suggerire agli ADV la massima attenzione a questo particolare: c'è da scommettere che anche questa situazione potrà diventare terreno di scontro col consumatore, e nulla ci vieta di pensare che attribuendole scarso peso i primi a pagare saremo proprio noi.