gita-scolastica-sassi-di-matera 317Solo il 46,5% delle classi delle scuole superiori compie il classico “viaggio d’istruzione”, (dati 2013) con un calo drastico rispetto agli anni precedenti e con un trend decrescente continuo.

Colpa della crisi economica che colpisce le famiglie e gli istituti scolastici, colpa della paura del terrorismo ma soprattutto “colpa” di molti insegnanti che non intendono più svolgere il ruolo (ingrato…) di accompagnatori non pagati ma caricati di responsabilità.

Gli stessi studenti – nella percentuale bulgara dell’85% - hanno dichiarato essere proprio i professori (il loro rifiuto di accompagnarli…) la causa della mancata effettuazione delle gite scolastiche, ammettendo che durante i viaggi “…si è molto più indisciplinati…” e che i “prof” non se la sentono più di farsi carico dei loro comportamenti.

Inoltre, considerando anche che lo Stato non prevede neppure il pagamento degli straordinari, possiamo ben capire il motivo della latitanza dei docenti ed il conseguente crollo di questa tipologia di viaggio.

Ma, ci chiediamo, il “viaggio di istruzione” è ancora realmente tale? Ha ancora una qualsiasi utilità propedeutica o è solo un modo come un altro per mettere in ulteriore libertà una manica di scavezzacolli dando loro il tacito permesso di comportarsi peggio del solito?

La recente tragedia che ha visto un diciottenne di Padova morire per cause ancora sconosciute ripropone le questioni che gli insegnanti hanno spesso sottolineato pesantemente: impossibile controllare i ragazzi, impossibile evitare che le goliardate si trasformino in dramma.

Non viaggi destinati all’apprendimento e allo svago intelligente, quindi, ma occasioni di ubriacature notturne, passeggiate da un balcone all’altro e di maggiore inosservanza delle regole.

E sul fatto che le "gite scolastiche" non siano più tali, vi è la testimonianza inequivocabile di quanto accaduto al liceo Gramsci di Ivrea, in Piemonte: gli allievi di una classe di quinta si è rifiutata di effettuare la gita di tre giorni a Venezia proposta dall’istituto, e hanno deciso di “auto organizzare” una gita a Praga di cinque giorni con l’aiuto (la complicità…) dei genitori. Nonostante il loro impegno nella ricerca di voli e hotel - anche con i moderni strumenti tecnologici - alla fine la gita a Praga è saltata per la fermezza delle due insegnanti che erano state designate ad accompagnarli: niente insegnanti, niente gita, neppure se autogestita.

Infine l’aspetto economico: per le agenzie dei viaggio, merita ancora spendere tempo ed energia per questo segmento? A voi l’ardua sentenza…