A Torino, durante i quattro giorni del ponte dell'Immacolata, la Fondazione Torino Musei ha dichiarato 8.250 visitatori. Nel 2015, stesso periodo, i Musei della Fondazione avevano registrato 27.232 ingressi, e di questi ben 13.200 solo alla Galleria d'Arte Moderna (GAM) in occasione della mostra di Monet che, nei suoi scarsi quattro mesi di apertura al pubblico segnò il ragguardevole numero di 313.400 visitatori. Oggi la GAM ospita la mostra su Carol Rama che, aperta dall'11 ottobre, ha visto circa 20.000 visitatori... Un disastro pressoché totale dovuto esclusivamente a scelte politiche volte ad evitare le c.d. mostre "blockbuster" per passare ad altre scelte di format.
Fortunatamente Torino non è rimasta eccessivamente penalizzata dalle scelte dell'amministrazione comunale e della Fondazione: i turisti hanno fatto registrare un alto numero di presenze, pressoché uguale a quello dello scorso anno, nonostante la scarsa offerta culturale dei musei. La Reggia di Venaria (che non rientra tra i siti museaili e culturali amministrati dalla Fondazione) ha invece ottenuto un grandissimo successo con l'esposizione dedicata a Bruegel, successo confermato da un nuovo record di presenze.
Il nostro mestiere è far turismo, ed è lontana da noi ogni velleità polemica nei confronti delle istituzioni; è però obbligatorio ricordare che la storia recente di Torino (2006-2016) ha visto un decennio che, partito dall'evento olimpionico del 2006, non ha mai perso un colpo sia in merito agli eventi di forte richiamo, sia nello sviluppo turistico di una città la cui matrice "industriale" aveva sempre rappresentato un freno ad ogni velleità escludente la produzione di automobili. E siamo convinti che nessun'altra città italiana sia mai riuscita, in così pochi anni, a trasformarsi da "punto grigio" a città italiana in vetta ai desiderata dei turisti di tutto il mondo. Sappiamo, però, che un successo conquistato con tanti anni di fatica può essere spazzato via da poche scelte sbagliate...
Cultura e turismo vanno di pari passo, a braccetto: chi afferma che di cultura si può vivere ma di turismo no, si sbaglia. La cultura può - e deve - essere l'elemento attrattivo di un turismo che deve comunque trovare strutture ricettive adeguate, accoglienza professionale, ristorazione attenta ed un mix di attività il cui risultato crei turismo di durata, e non "mordi e fuggi", e repeaters desiderosi di tornare per rivedere un vecchio rinnovato ed un nuovo integrato in un tessuto cittadino eccezionale.
L'Italia deve fare di più per valorizzare i propri tesori, ma questo impegno non può certamente ricadere esclusivamente sulle spalle dei privati: alla politica e agli amministratori spetta il compito di trasformare in reddito per i cittadini ogni centimetro quadrato di ogni città, badando alla sostanza e non solo alla forma (politica...) della scelta. La politica deve fare in modo che si formino lunghissime code agli ingressi di tutti i musei italiani, e poi lavorare alacremente per trovare soluzioni utili a snellire il ticketing e gli accessi, e non - invece - a far scomparire le code eliminando gli eventi! Se si giunge al Natale senza un'adeguata politica di sostegno al commercio e al turismo, ci si ritroverà a gennaio a guardare il colore "rosso" del bilancio di un periodo in cui ogni città italiana dovrebbe guardare solo il denaro che entra in cassa!
Quindi, alla politica chiediamo di badare meno ai personalismi dei pochi chiamati a "guidare" e di prestare maggior attenzione alle necessità di un Paese che, di turismo e cultura, potrebbe vivere.
Fabio GALLO