Roberto Corbella, presidente ASTOI, scrive al Ministro del Turismo Michela Brambilla lamentandosi del premier Silvio Berlusconi, reo di aver dato voce allo spot televisivo “Magic Italy” invitando gli italiani a consumare le vacanze in Italia. Una settantina di anni fa si chiamava autarchia, oggi si chiama buon senso. Abbiamo un paese che soffre gli effetti di una crisi che ha visto salire solo il livello di disoccupazione, il ricorso agli ammortizzatori sociali e gli aiuti di stato: non ci pare dunque così fuori posto un appello a spendere i quattrini all’interno dei patri confini.
Soprattutto tenendo conto del fatto che molti dei tanti turisti che ogni anno affollano le spiagge di Varadero o Sharm El Sheikh non hanno neppure la cognizione di vivere in un Paese che rappresenta il massimo mondiale in quanto ad arte e cultura. E scusate se è poco…
Inoltre possiamo aggiungere che con un anno di vacanze italiane ridurremmo – probabilmente e seppure per una sola stagione – lo stillicidio rappresentato dallo scontento (prima) e dal contenzioso (poi) che i viaggi all’estero venduti da diversi tour operator recano con loro, colpevoli gli adeguamenti privi di trasparenza, la pubblicità ingannevole, i servizi spesso ben diversi da quelli prospettati.
Per gli agenti di viaggio sarebbe una boccata d’ossigeno, per le casse dello stato pure. Per gli italiani sarebbe forse la scoperta – o riscoperta – del nostro territorio, dalle qualità uniche e imparagonabili con quelle di qualsiasi altra destinazione. Infatti, aldilà dello scontento degli operatori che puntano sull’estero – che comunque non rimarranno senza clienti per via dello spot presidenziale – è bene ricordare che ogni nostra regione rappresenta un turismo capace di soddisfare i palati più esigenti sia per quanto riguarda la vacanza mare, in Italia sempre di buona se non ottima qualità, che per quella di chi ricerca cultura, tradizione, cucina o natura.
In quanto all’ipotesi di un effetto “boomerang”, che potrebbe colpirci a causa di un ridotto turismo straniero provocato da una ripicca commerciale, è forse bene ricordare che non esiste paese al mondo che non esalti le proprie virtù stimolando un turismo “di casa”.
Quindi, almeno per una volta, lasciamo stare Berlusconi e la Brambilla… Piuttosto chiediamo loro di preoccuparsi di varare norme più severe nei confronti degli abusivi del turismo, per nulla differenti dai “vu cumprà” che vendono borse o magliette taroccate recando danni gravissimi – in questo caso si – alle nostre imprese e al made in Italy; chiediamo di adeguare gli studi di settore alla reale condizione di un comparto ridotto alla canna del gas, com’è il nostro; chiediamo di emanare norme più rigorose nei confronti dei truffatori, altro cancro del nostro ma anche di altri settori, che assicuri loro non l’impunità ma la galera.
Ecco, queste sarebbero cose da chiedere al Presidente del Consiglio e al Ministro del Turismo.
Infine chiediamo al presidente Roberto Corbella se non si sia accorto che un conto è “proteggere” gli interessi del Paese, altro è quello di “proteggere” gli interessi di una parte, e solo di una, di un settore produttivo.