Il NoFrills che abbiamo visto tre giorni fa non ci è piaciuto. Aldilà della totale assenza di novità e del continuo ripetere le stesse parole dal sapore di aria fritta e rifritta, questo salone ci ha trasmesso la sensazione della sconfitta, un insieme di reduci appena usciti da un campo di battaglia dove le perdite sono state talmente forti da non lasciar spazio alla speranza.

Un po’ di vivacità la si respirava nell’area dedicata agli Enti per il Turismo, nostrani o rappresentanti Paesi lontani, e nel tratto di corridoio dedicato al turismo gay&lesbian (una domanda: ma perché relegarli in fondo ad un corridoio anziché distribuirli tra i vari stand?) ma, per il resto, una tristezza infinita.

Innanzitutto tanta produzione e poca distribuzione: da uno stand all’altro, a muoversi erano sempre e solo gli uomini e le donne dei T.O. in un continuo andrivieni punteggiato di sorrisi, strette di mano e domande: “Come va?”   “Mah… Lasciamo perdere. E voi, come andate?”   “Beh, parliamo d’altro…”.

Tutti sconfitti. Tutti piegati da un 2012 che ha abbattuto ogni speranza di poter continuare a vendere un modello di turismo ormai vecchio e decrepito, e che non piace più al consumatore. Nessuna speranza ma anche nessuna idea: i discorsi continuano a girare sulla punta del dito senza mai decidersi a prendere il volo per dirigersi verso nuovi orizzonti, alla ricerca non di ciò che i tour operator vogliono vendere quanto, piuttosto, di ciò che il cliente vuole acquistare.

Inoltre – e questo fa ancora più male – il passaggio di bocca in bocca del bollettino dei necrologi: “Quello era lo stand di Polycastrum. Ora è vuoto, non c’è più…”  e  “Già, e hai saputo di BINI Viaggi? Pare che non ce l’abbiano fatta neppure loro. Si dice che in una riunione di ieri abbiano deciso di cessare l’attività!”   “Ma dai… Sapevo di AVIOMAR che ha lasciato a casa tutti i promoter e che forse non mangerà il panettone, ma questa non la sapevo…”.  Da NAAR - AVIOMAR  Riceviamo una replica da parte di Maurizio Casabianca, direttore commerciale NAAR-AVIOMAR, che volentieri pubblichiamo.

Il necrologio quale elemento scaramantico e salvifico: parlare degli altri – di quelli che stanno male – per non parlare dei propri dolori. E i dolori sono tanti. Primo tra tutti il continuo voler guardare entro i limiti stabiliti dal business di trent’anni fa piuttosto che guardare all’oggi: infatti, tra tutti i discorsi ascoltati l’assente per eccellenza era il CLIENTE, mai e in alcun modo considerato.

Costo dei voli, convenienza di questa o di quella struttura, politiche di pricing innovative sul modello degli “specchietti per le allodole” (una vera novità, in Italia…) e scemate sul tipo… “Si, quest’anno commissioneremo la quota d’iscrizione. Sarà solo un po’ più alta, ma la commissioneremo…”. Nulla sul CLIENTE, anche se era tangibile l’impegno profuso per ignorarlo e per ignorarne completamente le aspettative.

Non lamentiamoci, quindi: il viaggiatore continua e continuerà a viaggiare, come ha fatto ieri e come ha fatto anche quest’anno, senza però entrare nelle agenzie e senza utilizzare i tour operator. E noi tutti, come gli allocchi, a chiederci perché, a far tavole rotonde, ad imbastire convegni, quando la risposta – o le risposte – la conosciamo tutti benissimo.