Riceviamo, e pubblichiamo, una lettera proveniente dai 300 dipendenti - o, meglio, ex-dipendenti - di COLUMBUS, operatore legato al Gruppo I VIAGGI DEL VENTAGLIO e coinvolto nel fallimento del gruppo decretato dal tribunale di Milano il 15 luglio u.s..  La lettera rappresenta, oltre che lo sfogo, anche l'insieme dei dubbi e delle perplessità che la decisione di rifiutare il concordato ad un'azienda quotata in borsa - per la prima volta nella storia del ns. Paese - lasciano dietro di se. 

A nostro modestissimo avviso, le basi per il rifiuto del concordato sono nate innanzitutto dalle modalità adottate per la sua presentazione e, probabilmente, per la scarsa fiducia che ha saputo fornire di se l'equipe dei "salvatori della patria", incluso in cavaliere bianco apparso, purtroppo, molto in ritardo rispetto alle necessità.  Ciò non toglie che la realtà è quella raccontata dalla lettera:   300 professionisti- di una professionalità alta, ma purtroppo non spendibile in altri settori - che rimangono a casa.  300 famiglie che, più o meno, risentiranno fortemente di questa situazione per il prossimo futuro. Non ce la sentiamo di prendercela con nessuno, ma crediamo che questo caso - che coinvolge quello che era il secondo gruppo turistico italiano - renda obbligatoria una riflessione soprattutto da parte di chi ha il dovere di non lasciar più che certe situazioni accadano

LETTERA APERTA DEI DIPENDENTI COLUMBUS

A proposito del fallimento dei Viaggi del Ventaglio, hanno parlato tutti, la stampa nazionale e di settore ha dato ampio spazio alla notizia, ma nessuno ha pensato di dedicare un rigo alle 300 persone che, seppur per la maggior parte in cassa integrazione, sono ancora dipendenti del gruppo a tutti gli effetti.

Certo, 300 dipendenti a fronte delle migliaia di grosse aziende, sono un numero irrisorio, ma per il settore turismo si tratta comunque di un numero notevole di persone non facilmente riciclabili in altre realtà, e che nel loro campo non troveranno spazi essendo il turismo uno dei settori che maggiormente risente dell’attuale crisi.  Ricollocarsi per 300 persone che, per la maggior parte hanno sempre e solo lavorato nel turismo, non sarà facile così come trovare spazio in realtà lavorative diverse.

Meravigliano le notizie a caratteri cubitali della stampa, sul presunto incremento del 15% degli italiani che quest’anno andranno in vacanza. In realtà chiunque viva in questo settore sa bene che si tratta di pure invenzioni. Il turismo è in crisi…quindi per molti di noi trovare un’altra occupazione è pura utopia, tanto più considerando che siamo in maggioranza donne e quindi ancor meno collocabili. La decisione del tribunale di Milano ci ha lasciato davvero perplessi per più motivi:

  • a chi darà vantaggio il fallimento del gruppo? Non di certo alla proprietà, non di certo ai dipendenti che perderanno il loro posto di lavoro, non di certo ai creditori che rischiano di non ricavare nemmeno un euro, non di certo ai clienti Vacanze nel mondo che vedranno sfumare il loro investimento, non di certo ai clienti che avevano prenotato la loro vacanza e che non riusciranno a partire o dovranno modificare il loro viaggio.
  • con che logica è stato deciso di far coincidere il fallimento con il periodo di alta stagione, quello di maggior lavoro, in cui si aveva la possibilità di far partire regolarmente i clienti (come già avvenuto nelle scorse settimane) e di fare un po’ di cassa che poteva servire se non altro per pagare un po’ di arretrati ai dipendenti?
  • come mai il tribunale di Milano ha deciso che il concordato non è ammissibile, mentre invece per il tribunale di Genova l’operazione era fattibile? Come mai due tribunali adottano decisioni diverse quando le regole sono comunque le stesse? Il tribunale di Milano ha deciso (per la prima volta in Italia) di non accettare un concordato per un’azienda quotata in borsa, affondando di conseguenza il secondo gruppo in Italia del settore; ciò risulta davvero incomprensibile.
  • si è pensato che il fallimento del gruppo trascinerà con sé oltre la consociata Columbus,   anche tanti piccoli fornitori, che seppur pagati in azioni (dal valore non quantificabile, ma sicuramente meglio che NULLA) avrebbero ricevuto in parte quanto loro dovuto?
  • si è tenuto conto del fatto che il fallimento comporterà la messa in mobilità di 300 persone a spese dello stato, in un momento in cui lo stato ha necessità di stringere i cordoni della borsa?
  • come mai a fronte di un fallimento ci sarà comunque chi guadagnerà cifre a 6 zeri, mentre i dipendenti ed i  fornitori saranno quelli che subiranno le peggiori conseguenze ?
  • come mai nessuno, soprattutto la stampa di settore, ha mai rilevato che il risultato di questa operazione sarà di avere in Italia un ennesimo monopolio, questa volta in campo turistico, che non gioverà di certo alla libera concorrenza ?

A noi dipendenti pare che in fondo a nessuno importi nulla delle persone che nel gruppo Ventaglio lavorano con passione ed impegno, ma che l’interesse di tutti sia stato spremere il più possibile prima di mandare a fondo tutto quanto.  Nemmeno l’apporto di Unicredit che aveva accettato di garantire l’operatività del gruppo (le banche non mettono soldi se non pensano di averne un guadagno) ha avuto peso nella decisione del tribunale.

Noi dipendenti ci domandiamo solo a chi gioverà questa situazione. E, soprattutto, perché nessuno ha speso due parole per ricordare che 300 persone stanno perdendo il loro posto di lavoro.  Speriamo che questo nostro appello serva, oltre a far sentire la nostra voce, a ricordare alle istituzioni e al mondo imprenditoriale e finanziario,  che siamo un gruppo di professionisti in attesa di qualcuno disposto ad investire su di noi e sulle nostre professionalità.

I dipendenti Columbus Organizzazione Viaggi srl – Genova

Genova, 26 luglio 2010